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La masseria di Torcito

E’ stata la nostra residenza, un antichissimo insediamento caratterizzato da una seicentesca masseria fortificata, da un frantoio ipogeo, da tombe di monaci basiliani, da una bellissima colombaia, da un paesaggio lunare realizzato dallo scavo di crateri nella pietra di cui non è evidente l’antico uso, da una cappella che si è rivelata un monumento acustico.
L’intero insediamento è stato recentemente restaurato dalla Provincia di Lecce, offrendo da una parte la vista di come centinaia di altrettanto meravigliose masserie potrebbero essere recuperate, dall’altra proponendo i rischi insiti in queste operazioni. Infatti con il restauro non si è provveduto al recupero di un complesso sistema di raccolta e gestione delle acque di scolo che doveva essere alla base della fortuna dell’insediamento e indice del livello di sapienza con cui era stato realizzato, inoltre divenuto un miraggio nel deserto, Torcito, rischia di diventare sede di un parco a tema, una attrattiva turistica da almeno un milione di visitatori l’anno: una bomba ecologica. Invece che paradigma per un diffuso recupero ambientale si rischia di trasformare Torcito in un patrimonio da sfruttare fino all’esaurimento.
Qui a Torcito ci si è dedicati ad una lettura e interpretazione sensibile dei luoghi fatta di interventi sonori ad uso degli spazi, prima tra tutti la cappella dalle magiche sonorità che vorremmo restasse un luogo destinato alla sperimentazione sonora. E stato riaperto il forno con l’invenzione di una inedita pizza alla “municedda”, ovvero la lumaca, prodotto tipico del comune di Cannule in cui si trova la masseria. E’ stato rialzato un muretto a secco con la delicata intromissione di materiali di scarto tra le pietre, è stato intrapreso lo scavo di due dei crateri all’ingresso della masseria con il ritrovamento di fammenti di importante valore archeologico. Qui abbiamo mangiato, dormito, ci siamo conosciuti e assieme abbiamo sperimentato modalità di interpretazione del territorio, ci siamo dedicati all’ascolto delle sue magie. Da qui siamo partiti alla scoperta del territorio circostante attraverso olivi centenari e i muretti a secco scoprendo altre masserie, perlopiù in stato di abbandono, come la masseria di Alfano, ma anche mehnirs e dohlmen, ipogei, pagliari dalle forme più diverse, elementi diffusi di un paessaggio unico la cui scoperta non può che avvenire a piedi lungo i percorsi che abbiamo iniziato a disegnare. Un paesaggio che non va trasformato ma interpretato ad arte.

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